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la leggenda di tristano 155


fatto, fune molto dolente e parvegline molto grande pecato di loro, vedendo lo grande pianto lo quale eglino faciano. E istando per uno poco, sí disse «Re, io vi priego che voi sí vi dobiate confortare, ché per mia fé voi sí avete in vostra compagnia uno cavaliere, il quale è sí pro d’arme che io no credo che sia al mondo uno cosí pro cavaliere com’egli. E imperciò io so bene che se voi lo pregherete da vostra parte, o dama Isotta che qui èe, io son certo ched egli fará d’arme grandissimi fatti per vostr’amore. E questo cavaliere ond’io vi parlo sí è mio segnore, lo quale Isotta vostra figliuola sí lo tornoe a guarigione. Ma tutta fiata sí vi priego che voi non dobiate dire a lui ched io v’abia dette queste parole».


CXVI. — Ma in questa parte dice lo conto, che quando lo re dela Pitetta Brettagna e Isotta sua figliuola intesero queste parole, incontanente si cominciarono forte a rallegrare. E lo re sí si partio dela camera e andò nela sala del palagio e incontanente incomincioe a domandare del cavaliere. Ma egli no lo trovava in nessuna parte. E istando in cotale maniera, e lo re sí montò a cavatlo e andò cercando di T. Ma quand’egli andava per la cittade, ed egli sí ebe udito uno grande pianto [e] uno grande lamento, lo quale faciano tutte le dame e le damigelle, le quali aviano perduti li loro segnori e li loro parenti. Ed allora sí fue tanto doloroso che neuno altro piú di lui ed allora sí incominciò a piangere fortemente. Ma istando in cotale maniera, e T. sí andoe in sule munera per vedere l’oste, la quale iera intorno ala cittade. E quando fue in sule munera, ed egli sí incominciò a riguardare per lo campo e vide tutte le schiere ordinate per tutte parti e de’ cavalieri e de’ pedoni, ed appresso sí vide la schiera reale del conte d’Agippi, la quale sí era davanti ala porta. E tutte le battaglie sí erano ordinate quasi per combattere la cittade. E per tutte le mura sí erano molte dame e damigelle e molti pedoni e cavalieri, i quali sí erano venuti per difendere la cittade, e le dame sí v’ierano andate per vedere l’oste delo conte d’Agippi. Ma quando T. vide tutte queste cose e