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148 la leggenda di tristano


«Sed io potesse vedere quello die ched io avesse questo cavaliere a tutto mio volere, io sarei la piú aventurosa damigella che mai fosse al mondo». Molto pensava la damigella di T. Ma ella sí si puose pur in cuore al postutto pur di guerire T. a tutto suo podere.


CVII. — Ma se alcuno mi domanderá come avea nome la figliuola delo re della Pititta Brettagna, io dirò ch’ella avea nome Isotta dele bianche mani, imperciò ch’ella avea le piú belle mani che neuna damigella di questo mondo. Ma quando fue venuta l’ora del’andare a vedere T. ed ella síi andoe a lui, e quand’ella fue ala camera ed ella sí incomincioe a risguardare T. e la fedita sua. E dappoi sí gli disse: «Cavaliere, io vi priego che voi sí vi confortiate, imperciò che voi sí sarete guerito tostamente». E dappoi sí gli raconcioe la fedita e tornossi ala sua camera. E dappoi che Isotta dele bianche mani si fue partita dala camera con tutta sua compagnia, T. incominciò a pensare infra se medesimo, e dicea che questa sí era la piú bella damigella ched egli unque vedesse, dala bella Isaotta la bionda in fuori. Molto ne ’ncominciò a pensare T. in questa aventura di questa damigella. Ed ella sí procacciava assai bene di tutto suo podere pur di guerire T.


CVIII. — Ora lasciamo lo conto di parlare di T., perché bene lo sapremo trovare, quando luogo e tempo sará, e diviseremo d’un’altra aventura. Ma lo re dela Pititta Brettagna sí avea uno suo figliuolo, lo quale sí era molto pro damigello e avea mantenuta la guerra uno grande tempo a’ lor nemici. E questi sí avea nome Ghedis. E lo re sí facea afforzare la sua terra, imperciò che volea andare ad oste indosso a’ suoi nemici.


CIX. — Ma se alcuno mi domanderá con cui guerregiava lo re dela Pititta Brettagna, io dirò ch’egli guerreggiava con suo nepote, lo quale sí avea nome lo conte d’Agippi. E questa