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la leggenda di tristano 137


tanto quanto posso che voi non vi dobiate dare neuna meninconia né neuna ira. Imperciò che a noi sí è molto male incontrato, perché ci è tolta madonna Isotta e menata via. Io non credo ched e’ la ci abia tolta altra persona che lo re Marco coli suoi traditori».


XCIV. — Or dice lo conto, che quando T. intese queste parole fue tanto doloroso che volea morire, ed allora incontanente si tramortio. E Governale quando vide tramortito T. fue molto doloroso. E istando per uno poco, e T. tornoe in sé. E Governale disse: «Per mia fe, T., voi non siete bene savio, quando voi volete morire in cotale maniera. E imperciò voi priego che voi sí vi dobiate confortare e non vi dobiate uccidere anzi ora, imperciò che se voi morite, tutti li vostri nemici sí ne farebero grande allegrezza, e poscia non vedreste giamai madonna Isotta». ET. quando lo ’ntese disse: «Governale, io voglio morire dappoi ch’io abo perduta madonna Isotta, la quale io amava sopra tutte l’altre donne del mondo. E voi sapete ch’io sí sono innaverato molto fortemente, ed ora sed io non ho l’aiuto di madonna Isotta, io so bene ch’io sono morto e sanza nessuno fallo». E a tanto sí andarono ambodue inverso la magione e T. andoe nel letto, lá dove iera usato di giacere con madonna Isotta.


XCV. — Ma in questa parte dice lo conto, che, dappoi che T. fue nel letto, sí incominciò a fare lo maggiore lamento che giamai fosse fatto per uno cavaliere. E dicea infra se medesimo: «Ora bene son io morto, dappoi ch’i’ ho perduta madonna Isotta, imperciò ch’ella sí era la mia vita e lo mio conforto e lo mio sollazzo e lo mio avere e tutta mia isperanza. E ora abo perdute tutte queste cose, e imperciò bene dovrei io morire». Molto si dolea T. di questa aventura. Ma Governale lo riconfortava tutta fiata, ma lo suo conforto non gli valea neente, imperciò ch’egli sí si dolea troppo di questa aventura. E T. disse: «Governale, come dite voi ch’io no mi debia uccidere? E non vi ricorda voi quand’io combattei