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la leggenda di tristano | 135 |
quale egli avea, per federe T. E istando per uno poco, e lo
damigello disse in fra se medesimo: «Sed io feggio T. dormendo, io ne sarei troppo ripreso da tutta gente. Ma io farò
cosí, ch’io lo voglio chiamare, e com’io l’avrò chiamato e
io sí lo ferirò con questa saetta e ucciderollo incontanente».
E come lo damigello disse, cosí lo fece, e incontanente sí
incominciò a gridare e a dire: «Ai lasso itté, T. di Cornovaglia! Ora non ti vale lo tuo dormire, imperciò ch’io t’ucciderò e incontanente. E imperciò ti dico che tue ti guardi
da me, ch’io ti disfido sí come mio mortale nemico». E a
queste parole e T. sí si levoe incontanente suso. E lo damigello, dappoi ch’egli ebe dette queste parole, incontanente
prese l’arco e fedío T. nel braccio manco. E T. quando si
sentio fedito, mise mano ala spada per fedire lo damigello.
E quand’egli vide che non iera cavaliere, sí rimise la spada
nel fodero e disse infra se medesimo: «Non voglia Iddio
ched io t’uccida [colla spada], dappoi che tue non se’ cavaliere». Ma che fece? Incontanente gli diede di piglio per lo
braccio e levollo alto e fedilo per sí grande forza a una pietra
che tutto il capo gli disfece, sí che incontanente morio lo
damigello.
E dappoi che lo damigello fue morto, e T. sí si truova fedito dela saetta, la quale egli avea nel braccio. E istando per uno poco, e lo braccio incominciò a diventare molto grosso e molto livido e doliagli oltre misura. Sí che T. non potea trovare nessuno riposo, e tanto iera lo dolore ch’egli sentia delo braccio che non poteva requiare. E incontanente sí si mosse e andò inverso lá dov’egli trovasse Governale, e tanto andò in cotale maniera che pervenne alo luogo lá dov’era Governale. E quand’egli fue giunto a lui e T. gli disse: «Governale, ora sappiate ched io sí sono innaverato d’una saetta attossicata, lá onde a me duole tutto lo braccio oltra misura». E Governale, quando intese queste parole, fune molto dolente oltra misura. E dissegli: «T., montate a cavallo e torniamo a madonna Isotta ed ella sí vi diliberrá di questo dolore che voi avete e incontanente». E a tanto si