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la leggenda di tristano | 131 |
T., sognando queste cose. E istette in questo sogno infine
alo giorno. E dappoi che T. fue isvegliato, ebe grande paura
anche altresi di queste visione. E incontanente sí comandò a
Governale ch’egli si debia aconciare il cavallo, perché volea
andare a cacciare, e Governale andò incontanente a conciare
i cavagli. E dappoi ch’egli ebe aconci i cavagli, e T. montò
a cavallo e Governale andò co lui e andarono a cacciare. E
quando fuorono nelo diserto e eglino incominciarono a cacciare. Ma di questa cacciagione egli non si curava neente.
E a tanto sí si partirono e ismontano da cavallo e lasciavano
pascere i loro cavagli. Ed egli si andò ad una montagna e
puosesi a dormire con molto grande dolore.
LXXXVII. — Or lasciamo lo conto di parlare di T., perché bene lo sapremo trovare, quando luogo e tempo sarae. Ma dappoi che T. si partío delo giudicato delo re Marco, sí come è detto, ed egli si stette per uno grande tempo co madonna Isotta. E lo re Marco, lo quale sostenea pene e dolore assai per amore di madonna Isotta, imperciò ch’egli l’amava di molto grande amore, e incontanente comandoe che C cavalieri sí dovessoro prendere l’arme, e comandoe la caccia incontanente. E dappoi che lo comandamento fue andato, e tutti li cavalieri si vennero al palagio, armati di tutte arme, e tutti li cacciatori altressie. E quando fuorono al palagio, e lo re sí montoe a cavallo e andarono tutti quanti ala caccia e incontanente sí incominciarono a cacciare. Ma sí come lo re Marco sapea tutta la contrada, sí pervenne appresso dela magione dela savia damigella, ma non perch’egli sapesse lá dove si fosse T. E quando fuorono venuti in quella parte, e lo re Marco sí vide pecorai e uomini che guardavano bestie. Ed egli si andoe a loro incontanente e si disse loro e domandogli: «In queste parti e in questo diserto tornerebbe uno cavaliere e una dama, i quali sí hanno co loro in compagnia uno iscudiere e una damigella?». Ed egli si glile disse, sí come uomo che di queste cose non si prendea guardia, e disse: «Voi sí mi domandate di T., delo nepote del re Marco di Cornova-