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126 la leggenda di tristano


all’altro. E dunqua ti dirò io lo mio volere. Or ti dico che se noi andiamo in delo reame di Leonois od in altra parte, lá ove cavalieri od altra buona gente sappia nostri convenentri, egli diranno di noi tutta villania. E imperciò sí mi pare che noi abiamo a rimanere in questo diserto, in uno bello luogo e dilettevole, lo quale uno barone di Cornovaglia lo fece fare per una sua donna la quale molto amava oltre misura, ed ierane molto geloso di questa sua donna. E per grande gelosia sí fecegli adificare in quello diserto uno bello palagio, tanto bello che neuno uomo non ne vide mai neuno piú bello. E in questo palagio sí fece fare molto belle camere e di molto belle dipinture e sí ci fece fare di molto begli giardini e pratora molto belle. Sí che lo barone sí v’andoe a stare in quello palagio cola sua donna, ch’io detto v’hoe, lo quale palagio è lo piú bello ch’altri potesse trovare. E imperciò sí pare a me, quand’e’ piaccia a voi, che noi si dobiamo andare a stare in quello palagio, ched io detto v’hoe, il quale è così bello e buono».


LXXXI. — E se alcuno mi domanderae come si chiama lo palagio, io dirò che si chiama la magione dela savia donzella. E quando T. intende queste parole, le quali ha dette madonna Isotta, sí dice: «Mia dama, dappoi che piace a voi che noi arimagniamo in questo diserto e in cotale maniera, e a me piace». Allora sí parlò T. ali compagni e disse: «Segnori, a me conviene d’andare in altra parte, lá ove voi no mi potreste accompagnare. E imperciò sí vi priego per onore di cavalleria, che voi sí dobiate salutare molto da nostra parte imprimieramente lo re Artú ed appresso la reina Ginevra e Lancialotto e tutti quegli dela corte del re Bando di Benuichi e tutti gli altri cavalieri somigliantemente. E dite loro dala nostra parte che molto mi tarda che noi gli vegniamo a vedere e loro e tutti li buoni cavalieri erranti». Allora sí rispondono li IIII cavalieri, li compagnoni di T., e dissero: «T., molto ieravamo allegri dela vostra compagnia. Ma dappoi che voi dovete andare in altra parte lá [ove] nostra compagnia non puote essere, noi faremo vostro messaggio cortesemente».