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la leggenda di tristano 125


essere. Allora disse anche Sagrimon: «Io non sono dela forza né dela prodezza di T., ma s’io mi fosse gittato quinci in mare, io non mi crederei morire». Allora viene Governale e incomincia a chiamare T. E T. si levoe ritto in piede e incomincia a menare la spada e mostrava loro lá dov’egli debiano andare per lui, ala riva del mare. Allora si partono li cavalieri, e vegnono in quella parte. Ed allora T. si mette a notare per venire in quella parte lá dov’ierano li cavalieri. E quando Sigris vide T., sí gli disse: «E come istá’ tue, T.?» Ed egli sí disse: «Io isto bene io. Ma ditemi voi, se Dio v’ai, come istae madonna Isotta?» Ed e’ dissero: «Ella istae bene». Allora sí prende Governale e dágli tutta l’arme sua. Ed allora si arma T. e monta a cavallo e viene via quanto puote a madonna Isotta, la quale iera ala foresta coli due cavalieri. E quando fuerono venuti a loro [e] videro madonna Isotta, e incominciano a fare grande festa insieme e grande gioia. E montano a cavallo tutti li compagnoni e partonsi di quella foresta con grande allegrezza e cavalcano a casa d’uno cavaliere di Cornovaglia. E quando lo varvassorio vide T. fue molto allegro, e incontanente sí gli fae servire di tutto ciò che loro abbisogna. Assai parlano li cavalieri del’aventura di T., la quale gl’iera avenuta. Alo matino sí si leva T. e li cavalieri e lo varvassore, e dánno uno bello palafreno a madonna Isotta per sua cavalcatura e uno distriere a messer T. e dánno a lui ed a lei drappi molto begli, sí come si conviene. E T. sí ringrazia assai lo varvassore di questo dono. Ed appresso sí si partono e sí cavalcano tutti li compagnoni insieme, diritto per la via d’andare in delo reame di Longres, lá ove li buoni cavalieri si riparavano.

E cavalcando messer T. cola reina e coli compagni, disse messer T. ala reina: «Se noi andiamo nelo reame di Longres, voi sarete chiamata la reina falsa ed io lo cavaliere traditore. E imperciò sí mi pare che noi sí andiamo a stare nelo reame di Leonois e quivi sí potremo fare quello che noi vorremo». Allora sí rispuose madonna Isotta e disse: «T., io so bene che ciascuno di noi è cambiato, del’amore che porta l’uno