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124 la leggenda di tristano


alo re Marco si com’egli aviario messa la reina tra li malatti, sí come egli comandoe. Ma T. per sua prodezza sí si era diliverato «da noi e sí tolse la spada ad uno palladore di mano e uccisene due. E appresso sí fuggio a una capella e combatteo co noi ed ala fine sí si gittoe dall’altra parte dela cappella in mare cola ispada in mano, e crediamo per fermo ch’egli sia affogato». E lo re, quando intese ciò che disseno li cavalieri, incontamente sí si n’andoe nela camera e incomincia a piangere molto duramente e a fare grande dolore. E dice in fra se istesso; «Or è morto lo migliore cavaliere di tutto il mondo ed è distrutta la piú bella donna che fosse trovata nel mondo».

Ma li cavalieri li quali ierano appiattati nelo diserto, vedendo tornare i cavalieri ch’aviano menata la reina, sí si mossero e andaro lá dove iera la reina. E quando fuerono giunti lae, trovarono la reina eli’iera rinchiusa in una camera e tutti li malatti l’ierano adosso per piglialla. E istando in cotale maniera, e li cavalieri sí sopragiunsero, e quando eglino videro i malatti sí gli incominciarono a cacciare ed a dare loro di grande bastonate. E ruppero la camera e pigliarono madonna Isotta e sí la menarono via. E dappoi che fuerono tornati alo diserto, e madonna dimanda che è di T. E Governale rispuose e disse: «Madonna, io credo che sia morto, ma tuttavia io sí lo voglio andare a cercare, e sed egli è morto, sí lo voglio fare soppellire molto orrevolmente, sí come a lui si conviene». Allora sí parte Governale e Sigris e Sagrimon, e andarono ala cappella, lá dove T. avea combattutto. E quando fuerono ala cappella, sí andoe Sigris ala porta ch’iera sopra lo mare, e guardò in mare e disse: «Io credo che T. sia annegato». Allora sí ismontoe da cavallo Sagrimon ed andò a vedere lo salto. E pensando in fra se medesimo, e disse: «Io so bene che T. iera sí prode cavaliere, ch’io non credo ch’egli sia morto». E guardando nel mare, vide la spada risplendere, ed allora incomincia a gridare e disse: «Per nostra Dama groriosa, io veggio T. in sun uno pitetto iscoglio». Allora disse Segris che non potrebe