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la leggenda di tristano 123


In tale maniera dicono le donne e li baroni di Cornovaglia. Ma T. lo quale vae alo giudicio che lo re avea comandato, sií vae sanza dire nessuna parola. E dappoi che Governale seppe che T. iera giudicato, sí disse ali IIII cavalieri, i quali ierano compagnoni di T., ciò iera Sigris e Sagrimon e Oddinello lo Salvaggio e un altro cavaliere. E questi si raunarono insieme e sí presero loro arme e partirsi dela terra e andarsine alo diserto e dicieno insieme l’uno all’altro: «Dappoi che T. verrae e noi sí fediamo adosso a coloro che lo menano e arditamente, sí che noi diliveriamo madonna Isotta e messer T. Ché meglio ci è di morire ad onore che vivere a vitoperio e che messer T. morisse in cotale maniera». A tanto sí s’acordano li cavalieri.

Ma T. dappoi che fue fuori dela cittade, appresso dela riva del mare, lá dove la giustizia si dovea fare, e li cavalieri sí si partono in due parti: l’una metade si andoe a menare la reina ala malattia, e l’altra parte andonno con T. Ma quando T. si vide presso ala morte e vide madonna Isotta partire da sé, incomincia a darsi molta ira ed a fare come uomo che sia uscito dela memoria. Ed allora istringe le pugna e diede una grande tratta, sí che i legami con ch’iera legato sí si ruppero. [E incontenente guardò e vide] che li avea uno palladore, il quale avea una ispada a lato. Volgesi a lui e togliegli la spada e fiedelo e tagliogli la testa con tutta la spalla e colo braccio. E dappoi ch’ebe fatti questi colpi e T. sí si parte, perché si sentia disarmato, e fugge inverso una cappella guasta, la quale iera sopra lo mare. E quando T. iera in su la porta dela cappella, vennero li cavalieri, volendolo fedire, a T. ed egli difendesi dali cavalieri. E dappoi che lo suo difendere no gli valea, perch’egli era disarmato, sí venne all’altra porta dela cappella, la quale iera sopra lo mare, e gittossi in mare cola ispada in mano. E li cavalieri, quando lo videro gittato in mare, andarono all’altra porta dela cappella e guardarono in mare e dissero: «Lo salto è sí grande, che per fermo egli è morto». Allora si partono li cavalieri e tornano inverso la cittade e dissero