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la leggenda di tristano |
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Imperciò che voi sí m’avete fatti molti damaggi. L’uno sí è
che voi sí m’avete tolto T. ch’è mio nievo, lo quale este lo
migliore cavaliere del mondo, e se per voi non fosse, io no
l’avrei perduto. L’altra cagione si è che voi sí m’avete aonito
e perciò voi l’accatterete ben cara». E madonna Isotta a
queste parole non risponde né non dice neuna cosa. Allora si
comanda lo re che madonna Isotta sia presa e messa nela
torre e recate le chiave a lui; e tutto fue fatto suo comandamento. Ed apresso di queste parole, lo re si andoe a dormire
e tutti li suoi cavalieri. Ma la reina Isotta non potea dormire,
ma pensa tuttavia delo suo amico T., in che maniera possa
essere co lui ella. Ma con grande doglia trapassa quella notte
la reina Isotta. E dappoi che fue giorno e uno damigello
venne a T. e disse: «Novelle t’aporto assai maravigliose, che
lo re Marco hae messa madonna Isotta nela torre e neuno
uomo no le puote parlare». E quando T. intese queste cose,
sí incomincioe a menare grande dolore e grande lamento e
dice che giamai non cura d’andare piú a corte del re Marco,
da che non puote vedere madonna Isotta. Allora incomincia
forte a piangere ed a chiamarsi lasso e cattivo, né non mangia
né non bee. E istette due giorni sanza mangiare.
E quando lo re intende queste parole, che T. giace e non
si leva, ed egli sí l’andoe a vedere. E quando fue a lui, sí
gli disse: «Dolce mio nievo, e come istai tue?». E T. disse
ch’egli avea grande male, sí come uomo ch’avea perduto lo
mangiare e lo bere. Allora disse lo re Marco: «Tu hai in
tutto fallito, ché tu aspeti da tale socorso che non lo potrai
avere». Allora disse T.: «E dappoi ch’io non potrò avere
socorso e io morto mi tegno in tale maniera». Molto è dolente
lo re di ciò che vedea T. istare in cotale maniera, pensando
nela sua prodezza e nela sua cavalleria, dicendo cosi, se T.
muore, egli non avrá giamai molto onore. Allora sí parte lo
re da T. e torna alo palagio molto doloroso e rinchiudesi
nela camera sua, e incominciasi a chiamare lasso issé e cattivo e ’l piú disaventurato re che mai sia in del mondo. Ma T.
istando ala finestra e guardando inverso la torre, lá dov’iera