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118 | la leggenda di tristano |
odendo lo romore deli cavalieri, si chiama T. e dice: «T.,
suso, ch’eco lo re che ti viene per distruggere». E T. incontamente sí si leva e vestesi e apparechiasi [e prende uno suo
mantello e avòlleselo al braccio] e prende la spada ed esce
fuori dela camera e trovoe li cavalieri nela sala che l’aspettavano, che vegnono inverso lui. E T. quando li vide venire,
incomincia a dire: «Or dunque avete tanto d’ardimento che
voi venite a ponere guato per mee? Ma per mia fé caro raccatterete». Allora sií mette mano T. ala ispada e fiede a uno
di quegli cavalieri in sula spalla appresso al collo, e diedegli sí grande colpo che l’asbergo no lo difese, che no gli
tagliasse la spalla con tutto lo braccio. E dappoi sí viene incontra all’altro cavaliere e fiedelo sopra l’elmo e passagli
l’elmo e la cuffia del ferro, si ch’alo tirare dela spada sí cadde
in terra morto. E dappoi sí si ne viene T. incontra agli altri
cavalieri cola spada in mano, ed allora tutti li cavalieri incominciarono a fuggire. E T. perché si sentia disarmato e perché
alcuno colpo no gli potesse venire, sí ne venne incontra la
finestra e saltoe dala finestra in delo giardino, sí che quello
salto si fue per altezza XXX piedi. Or sí ne viene T. inverso
li suoi compagnoni e disse loro tutto ciò che gli era avenuto.
Allora i cavalieri sí si levano e prendono l’arme e stanno
armati dentro dala casa.
Ma lo re Marco lo quale venne ala camera e trovoe due cavalieri morti, credendovisi trovare T. Ed appresso sí disse: «Ov’è T.? no l’avete voi preso!» E que’ dissero: «Messer noe, ché intanto che venne intra noi sí uccise due cavalieri». E lo re vedendo li colpi che T. avea fatti, sí disse incontanente: «Bene sono questi de’ colpi di T.». Allora disse lo ree: «Oi lasso! T., perché se’ tu disleale inverso di mee? ché se tu non fossi disleale inverso di mee, nel mondo migliore cavaliere di te non avrebbe». Allora comanda lo re che li due cavalieri che sono morti si siano tratti fuori del’albergo e siano sotterati; e fue fatto suo comandamento. Allora venne lo re ala reina e disse: «Dama, dappoi che voi mia onta procacciate, e io vostra onta e vostro damaggio procacceroe.