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116 | la leggenda di tristano |
come detto m’avete, mandate per lui e farete fare vostre lettere suggellate del vostro suggello, e Braguina sia la messaggiera di queste lettere». Allora disse lo re a Ghedin: «Va e
fae fare le lettere a tutto tuo senno e io le farò suggellare
del mio suggello». E Ghedin fece fare le lettere, e quando
l’ebe fatte ed egli le fece suggellare alo re e mandoe per
Braguina. E quando madonna Isotta intese che mandava per
Braguina, e madonna Isotta crede che messer lo re sí vuole
ch’ella faccia alcuno messaggio. Allora sí andoe Braguina davante a lui, e lo re sí gli comanda che debia fare questo messaggio, e che debia andare a T. a portargli queste lettere,
«ch’io sí gli perdono mio maltalento e ch’egli debia tornare
sicuramente». E Braguina dice che questo messaggio fará ella
volontieri. Allora sí parte Braguina e torna ala camera di
madonna Isotta e contale lo messaggio che lo re vuole ch’ella
faccia a T. Allora disse madonna Isotta: «Io credo che questo
sia piú per male che per bene di T. Ma tutta fiata mi saluta
lui e tutti li suoi compagni mille fiate da mia parte». E Braguina dice che lo fará volontieri. A tanto sí parte Braguina
e monta a cavallo con compagnia di due iscudieri, e partonsi
dala corte e vassine a T. E quando T. la vide, sí disse incontanente: «La nostra pace è fatta, dappoi che Braguina viene
a mee». Allora si giugne Braguina a T. e saluta lui e li suoi
compagni da parte di madonna Isotta mille fiate, e poi sí gli
diede lettere, le quali lo re gli avea date. E dappoi che T.
ebe lette le lettere, sí si torna inverso la cittade ed andò in
corte delo re Marco e saluta lui e tutta sua compagna. E lo
re sí gli rende suo saluto cortesemente, sí che giamai non
parve che v’avesse discordia.
E istando in tale maniera, Ghedin che di male pensare non cessa, cola damigella malvagia e’ disse: «Tienti a cura di ciò che T. fae». Ed ella disse che questo fará ella volontieri. La sera venendo, e la malvagia damigella [disse]: «Istasera de’ andare T. a madonna». Allora Ghedin s’aunoe tutti li parenti di coloro che T. avea morti e comandò loro che incontanente fossero armati e apparecchiati alo palagio,