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la leggenda di tristano 109


tenuto. Allora T. sí si ne vae ali paviglioni molto irato e cominciasi ad armare e monta a cavallo e prende suo scudo e sua lancia. Allora due cavalieri di Cornovaglia sí aveano presa l’arme per fare compagnia a T., e T. dice che loro compagnia non vuole egli giá. Ma s’egli vogliono andare ala battaglia sanza lui, vadano in buon’ora. Allora cavalca T. tutto solo e li due cavalieri rimasero. E quando l’Amoratto vide venire lo cavaliere solo, si disse incontanente: «Questi è T., nepote delo re Marco di Cornovaglia. E se noi costui possiamo vincere, noi possiamo dire poscia che noi avemo oggi vinto tutta Cornovaglia». Ed allora domanda l’Amoratto la battaglia prima che suo cuscino e lo cuscino disse ch’iera sua, imperciò che fue prima fatto cavaliere. Allora venne T. a ferire lo cavaliere e lo cavaliere lui dela lancia sopra lo scudo e brigia sua lancia; e T. fiedí lui e passagli lo scudo e l’asbergo e mettegli la lancia nel costado, e miselo a terra del cavallo. E alo ritrarre che fece a sé dela lancia e lo cavaliere ispasimoe. E l’Amoratto, vedendo suo cuscino a terra del cavallo, disse infra suo cuore che bene lo vengerá egli sed egli potrae. E l’Amoratto dirizza la testa delo distriere inverso T. e T. inverso lui e ciascheduno abbassa le lancie; e l’Amoratto fiede T. sopra lo scudo e brigia sua lancia, e T. fiede lui e passagli lo scudo e l’asbergo e mettergli la lancia per lo sinestro costado, e brigia sua lancia e mettelo a terra del cavallo. E dappoi che T. ebe fatti questi due colpi, sí si ritorna inverso li paviglioni e ismonta da cavallo e trasi sua arme. E lo re Marco molto si maraviglia deli due colpi c’hae fatto T. e dice a T.: «Perché se’ tu fellone inverso di mee? Ché se tu inverso di mee non fossi fellone, al mondo migliore cavaliere di te non avrebe». A queste parole venne l’Amoratto e disse: «T., io t’appello di battaglia delle spade, che noi sí facciamo uno assalto o due; e se tu m’hai abattuto da cavallo, tu no m’hai menato affine allo transire». [Allora] disse T.: «Non este tale querella intra noi due, ch’ella si debia menare affine alo transire». Allora disse l’Amoratto: «E com’è, T., e non faremo noi uno assalto o due ale spade?». E T. rispuose e