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la leggenda di tristano |
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tenuto. Allora T. sí si ne vae ali paviglioni molto irato e cominciasi ad armare e monta a cavallo e prende suo scudo e
sua lancia. Allora due cavalieri di Cornovaglia sí aveano presa
l’arme per fare compagnia a T., e T. dice che loro compagnia
non vuole egli giá. Ma s’egli vogliono andare ala battaglia
sanza lui, vadano in buon’ora. Allora cavalca T. tutto solo
e li due cavalieri rimasero. E quando l’Amoratto vide venire
lo cavaliere solo, si disse incontanente: «Questi è T., nepote
delo re Marco di Cornovaglia. E se noi costui possiamo vincere, noi possiamo dire poscia che noi avemo oggi vinto tutta
Cornovaglia». Ed allora domanda l’Amoratto la battaglia prima
che suo cuscino e lo cuscino disse ch’iera sua, imperciò che
fue prima fatto cavaliere. Allora venne T. a ferire lo cavaliere e lo cavaliere lui dela lancia sopra lo scudo e brigia
sua lancia; e T. fiedí lui e passagli lo scudo e l’asbergo e
mettegli la lancia nel costado, e miselo a terra del cavallo.
E alo ritrarre che fece a sé dela lancia e lo cavaliere ispasimoe. E l’Amoratto, vedendo suo cuscino a terra del cavallo,
disse infra suo cuore che bene lo vengerá egli sed egli potrae.
E l’Amoratto dirizza la testa delo distriere inverso T. e T.
inverso lui e ciascheduno abbassa le lancie; e l’Amoratto fiede
T. sopra lo scudo e brigia sua lancia, e T. fiede lui e passagli lo scudo e l’asbergo e mettergli la lancia per lo sinestro
costado, e brigia sua lancia e mettelo a terra del cavallo. E
dappoi che T. ebe fatti questi due colpi, sí si ritorna inverso
li paviglioni e ismonta da cavallo e trasi sua arme. E lo re
Marco molto si maraviglia deli due colpi c’hae fatto T. e
dice a T.: «Perché se’ tu fellone inverso di mee? Ché se tu
inverso di mee non fossi fellone, al mondo migliore cavaliere
di te non avrebe». A queste parole venne l’Amoratto e disse:
«T., io t’appello di battaglia delle spade, che noi sí facciamo
uno assalto o due; e se tu m’hai abattuto da cavallo, tu no
m’hai menato affine allo transire». [Allora] disse T.: «Non
este tale querella intra noi due, ch’ella si debia menare affine
alo transire». Allora disse l’Amoratto: «E com’è, T., e non
faremo noi uno assalto o due ale spade?». E T. rispuose e