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la leggenda di tristano |
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somigliante. E lo re, quando vide li suoi cavalieri a terra de’
cavagli, sí comanda incontanente che due cavalieri si prendano l’arme e vadano a combattere coli cavalieri. Ed allora
incontanente sí fuerono armati due cavalieri e vegnono ala
battaglia molto tostamente. E li due cavalieri erranti bene
monstrano loro forza ed ora feggiono ali due cavalieri di
Cornovaglia e sí mettono li cavalieri e li cavagli in due monti.
E lo re Marco, quando vide questa aventura, incontanente
comanda che debiano pigliare l’arme X cavalieri, e fue fatto
suo comandamento, e sí comanda loro che vadano a combattere tutti insieme coli due cavalieri erranti. Ed allora sí andarono a combattere. E quando madonna Isotta ebe vedute queste
cose, disse a T.: «Andiamo a vedere sí come li cavalieri di
Cornovaglia combattono coli cavalieri aventurosi». Allora vegnono ala piazza, lá dov’iera la battaglia deli cavalieri, e
videro che diece cavalieri di Cornovaglia andavano a combattere con due cavalieri erranti. E T. incontanente sí n’andoe
al re Marco e dissegli: «Re Marco, tu vitoperi oggi Cornovaglia, quando tu mandi incontra a uno cavaliere errante se
non un altro cavaliere». E lo re rispuose e disse ch’egli vi
ne manderebe tanti che vuole che li cavalieri erranti siano
vinti. E allora sí si incomincia la battaglia e li due cavalieri
erranti sí feggiono ali X cavalieri e prima ch’egli rompano le
lancie ciascheduno abbatteo tre cavalieri. E dappoi sí mettono
mano ale spade e incominciano a fedire ali cavalieri e danno
di grandi colpi. Sí che T. vedendo combattere li due cavalieri, disse alo re Marco: «Or potete vedere due molto franchi
cavalieri e bene mostrano loro prodezza francamente». Sí che
l’Amoratto e suo compagno sí ebero vinti li dieci cavalieri
di Cornovaglia. Or sí ritornano a piede dell’albero e anche
dimandano giostra. Allora comanda lo re Marco a T. e disse:
«T., prendi l’arme e vae a combattere coli due cavalieri».
E T. rispuose e disse: «Questo non fare’ io, imperciò che a
me non sarebe nessuno onore, dappoi che tanto hanno fatto
d’arme e mostrata loro prodezza ed apertamente». Allora comanda lo re a T. che prenda l’arme e per ciò ch’egli gli è