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104 la leggenda di tristano


disse la reina: «Io ti comando che tu vadi ala corte delo re Arturi e saluterai dala mia parte lui e la reina Ginevra e tutta la sua corte e diragli che nel mondo non sono se non due cavalieri e due donne». Allora rispuose e disse Pallamides: «Questo messaggio farò io bene», ma bene conoscia egli che la reina lo mandava il piú per dilungallo da sé, che per far lo messaggio. Allora sí piglioe Pallamides suo cavallo ed or sí parte dala reina per fare lo messaggio, che comandato gli era. E madonna Isotta sí prende T. e Governale e menagli nela corte e comincia a cercare le fedite di T. e trovoe che non avea fedite da dubio né da damaggio. Allora disse T. a madonna Isotta che a lui sí parea ch’a questo punto e’ si potessero meglio partire e sanza meno disinore che mai, «ché voi sapete bene lo convenentre che è intra me e voi, ch’io non mi posso tenere di voi né voi di me». Allora disse madonna Isotta che a lei sí parea che fosse lo meglio di ritornare allo re Marco, anzi che andare in altra parte, imperciò che troppo biasimo gli parrebe avere. Allora disse T. che a lui sí ne parea quello che ne paresse a lei. E la notte sí si posano intrambodue li cavalieri e posano con grande gioia. Alo matino si levoe T. e sí prende l’arme sua e monta a cavallo e madonna Isotta e Governale altresí e partonsi e vienonsine a Tintoil in Cornovaglia. E cavalcando in tale maniera, si pervennero alo palagio del re Marco e quivi ismontano. E T. sí prende madonna Isotta per mano e fuerono venuti nela sala davanti alo re, lá dov’egli era co’ suoi baroni. E T. disse: «Re Marco, io vi ramento e dico che voi un’altra fiata sí dobiate meglio guardare madonna la reina Isotta e no la donate piú ad altrui, ch’egli è maggiore briga l’aquistare che non è lo donare». E allora dice lo re Marco che non darae mai e non concederae mai dono nessuno a neuna persona, ch’egli imprimieramente non ne traga sua dama.


LXXV. — A pochi giorni sí venne una damigella dela corte del re Marco e sí si innamoroe molto fortemente di T. e dice: ve Io voglio che tue sí sii cavaliere di mio amore». E T. di