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verecondi desideri allignino in lui: la sua gioventù fu ben consumata, come il suo vistoso patrimonio fu ben assottigliato. Ora che i capelli sono bianchi, egli è diventato semplicemente un erudito, un antiquario — ma un antiquario sereno e filosofo — della galanteria.

Nella stanza silenziosa e grande della sua villa, egli colleziona, trascrive, compulsa i documenti delle donne che furono famose nell’esercizio della galanteria aristocratica.

Un dotto, seguace del metodo storico, può essere premiato in un concorso del ministero della Pubblica Istruzione se colleziona una serie di documenti inediti, poniamo intorno ad Elena, moglie di Menelao. Il signor conte — unicamente per suo diletto e senza vista ambiziosa — collezionava i documenti, invece che su le «donne antique», su le donne contemporanee.

Aveva cimeli, codici, autografi di gran valore.

Siccome però in casa c’erano delle nipotine, già giovanette, così egli possedeva una chiave segreta della sua biblioteca da sfidare ogni curiosità.

Le conversazioni su gli studi archeologici del signor conte erano del più alto diletto e sommamente istruttive per la serenità filosofica da cui erano improntate.