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vide il naso dal labbro, mi porge l’illusione di una di quelle parrucche con cui sono rappresentati i granatieri del Piemonte Reale nel secolo XVIII. È scapolo; ma gode di tutti i vantaggi della famiglia — convivendo a suo modo — con la famiglia del fratello, gentiluomo campagnuolo, cara persona anche lui.

La pratica della bicicletta, di cui fece conoscenza soltanto in questi ultimi anni, ha segnato il colmo della sua felicità di abitare in questo mondo.

Non si creda però che il signor conte sia una folgore della bicicletta. No, la sua bicicletta va molto blanda e spaventa solo col fragore della tromba la quale è della proporzione del berretto e delle braghe.

Questo entusiasta del ciclismo ha sempre rifiutato le proposte di piccole gite, con scuse di dubbia fede.

Ciò mi ha fatto molto meraviglia, ed ho cercato di scoprire la cagione.

Eccola quale il signor conte mi fece capire: appena i pori del suo corpo cominciano a traspirare, egli sente imperioso il bisogno di copiose abluzioni, il suo passo, quindi, è regolato sulla secrezione sudorifera dei pori: ora, dato il calore del luglio e il polverone delle vie, egli si trova ridotto alla quasi immobilità.

Però un giorno che un grande acquazzone