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cesto e nell’accosciarsi per mostrare la merce, hanno un certo moto muliebremente lascivo. Tutto ciò è molto idillico, se non che queste donzellette tirano al centesimo; provano il bronzo del soldo e per colmo di precauzione respingono inesorabilmente anche le monete delle due repubbliche, francese ed elvetica: in quanto a questo non riconoscono che la monarchia di Savoia, ove però non abbia «il collo lungo».

Anche la fanciullina che s’avanza nell’aia timidamente, con in grembo i piccioncini, ancora implumi, ovvero la loquace anitra, sa a qual prezzo deve cederli: questo è dopo il segno della santa croce, l’essenziale insegnamento che riceve dai genitori. A ben pensarci, qui, come a Londra, come a Milano, è sempre affare di borsa. L’idillio è la cosa parvente, è l’estetica che nasconde la cosa reale, cioè il lavoro per la eterna fabbrica della vita! E gli uccelletti che cantano nell’aria la gloria del Signore, secondo che scrivono gli asceti e i poeti; e i guizzanti pesciolini, che a prima vista sembrano ornamento e vita degli elementi, fanno anzi tutto degli affari, si divorano fraternamente. Come faremmo bene ad andar cauti prima di ripetere l’eterno vanto che l’uomo domina la natura!

— Mia cara bambina, — dissi, — io com-