Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 62 — |
IV.
Casetta mia...! (d’affitto).
Quando apersi la finestrina della stanzetta dall’albergo di Lama Mocogno, la stella del mattino era levata, sopra il castello, lontano ad oriente, di Montecuccolo.
Il castello pareva allungare in silenzio le fantastiche sue torri bianche per arrivare a quella luce; il monte Cimone domandava una carezza di quella luce, che precede l’alba. Sentii allora cantare un gallo, che mi richiamò il canto del gallo silvestre.
Allora a me venne una gran voglia, come a Pietro apostolo, di piangere e di farmi il segno della santa Croce: «Oh, buon Signore Iddio, che bel mondo armonioso e puro hai tu creato per noi peccatori, ciechi e ostinati!»
E mi lavavo intanto e mi pareva che l’acqua non fosse mai assai per pulire tutte le mie colpe di misconoscenza e di ingratitudine.
*
Perchè seguiterò io a descrivere questo mio viaggio per il grande Appennino? Ah, se le povere parole dell’uomo potessero imbeverci