Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 56 — |
chio. — Ah, se fosse nelle tue mani, Paganini! il monte Cimone che è là, verrebbe a Paullo! — e chinò il capo dolorosamente.
— Veda, — mi ammonì con significazione il droghiere, — il signore non ha bisogno di vendere il suo violino, perchè è uno dei più ricchi del Frignano: guardi mo’ qui.... — e prese bonariamente la grinzosa mano del vecchio che con riluttanza gliela cedette, e — guardi mo’ questo! — e mi mostrò un brillante al dito, grosso come un bel lupino. — Deve poi vedere quelli che ha a casa!
E io che gli avevo dato del voi come ad un povero!
Che bella occasione era quella di accettare l’invito del vecchietto solitario, andare nel suo palazzo, sentire suonare il suo stradivario davanti a quei boschi e a quei monti! Ma, oimè, le ombre si facevano più lunghe, e la luce più rancia.
*
Dopo Paullo il paesaggio diventò incantevole. La luce dell’Appennino (perchè l’alto Appennino ha una sua luce) si stendeva sullo smeraldo dei prati che parevano usciti allora allora dalle mani del barbiere, tanto erano rasi perfettamente; i boschi dei castagni si raggruppavano in macchie scure e superbe con