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sistetti. Vidi che in lui lottavano due sentimenti: cioè il buon sentimento di salvare un suo simile da certa morte, e il cattivo sentimento di vedere un pazzo ostinato prepararsi alla morte: vinse questo secondo sentimento di curiosità, tanto più che io lo domandavo con tanta buona grazia. La sua coscienza tentò con un ultimo «Lo vuole proprio?» di liberarsi dal rimorso di essere complice di un suicidio. «Sì, presto!» ordinai io. E allora, «Andiamo!» disse.
Quel carrettiere fu assai destro: col suo aiuto in pochi istanti mi liberai della maglia e di ogni altro indumento e così saltai con trepidanza e ardimento nella vasca. Era stata l’acqua ad attirarmi lì dentro, ed io avevo ubbidito alla sua chiamata, e non me ne pentii. L’acqua si impadronì subito di me. Mi sentii scivolare lungo le pareti viscide della pietra, e un senso di voluttà forte e gelida penetrò nell’interno e nel cervello, e si manifestò con un grido e un riso di gioia. Il carrettiere, che mi vide impallidire domandò: «Com vala?»
Gli risposi naturalmente in greco antico: Ἄριστον μὲν ὕδωρ! («ottima è l’acqua!» e dovrebbe essere il motto dell’idroterapia).
Ma vedendo i suoi occhi tondi e la sua tozza persona, ebbi la visione di Sancio che ammira don Chisciotte eseguire una delle sue