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nesta massaia! Ella, rifiutò, io insistetti: e fu nell’accettare che ella si ricordò che, se non aveva più il latte, aveva delle uova fresche e che essendo il fornello acceso, poteva farmi anche un caffè! Mi precedette nella cucinetta e mi offerse una sedia.
Il sole battea per la cucinetta che era assai linda e ordinata, come raramente si incontra da noi; si rifrangea sui rami tersi del camino e non v’era altro rumore che il ronzìo sonnolento di alcuni mosconi.
Mise la còccuma sul fuoco, fece cadere la fresca perla gialla di due uova entro una tazza pulita, parcamente cosparse lo zucchero, indi si mise a frullare con molta arte.
— Dove avete imparato a far così bene?
— Sono stata venti anni a servizio, signore.
— Poi avete preso marito?
— Sissignore.
— E avete figli?
— Sissignore. Ma sono fuori, perchè qui in montagna non restano che i vecchi: un maschio lavora in Svizzera, una figlia è anche lei a servire a Torino.
— E il marito?
— Il mio uomo è a mietere.
— Sul vostro?
— Sissignore, ma un palmo di terra, che non basterà a seppellirci.