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cucca lo allettava davanti facendo giumella con le mani colme di farina: — To’ to’!

Ma esso, fra i rugghi, guardava con i piccoli stupefatti fori delle pupille la vecchia, e pareva dire: «Anche tu!»

Crede il popolo che la struttura anatomica del porco molto s’accosti a quella dell’uomo; ma anche il suo lamento in quella notte mi parve umano.

Come infine fu adagiato con violenza nella gabbia, si acquetò un poco.

Il momento della partenza era venuto. La vecchia, asciugandosi gli occhi con le cocche del fazzoletto da testa, toccò per l’ultima volta l’orecchio del suo porcello venduto, e: «Andate là!» disse commiserando; poi fra sè come una meditazione: «Aveva più giudizio di un cristiano»; e s’avviò alla sua capanna per non più vedere.

Io sentii allora dal profondo corpo della belva impotente venir fuori un oimè! degno del tragico cerchio di Beltramo del Bornio.

— Va là! — disse allora l’uomo.

E l’asinello si tese e mosse. (Vittime entrambe predestinate, unite in vita e non disgiunte in morte, entro una mortadella o un zampetto di Modena).