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avrebbe colmati i nostri piatti e i nostri calici come di continuo, per forza, li ricolmava. E dopo aver colmato, cantava per conto suo delle ariette. Donne donne, eterni Dei! La calunnia è un venticello! etc.

Se poi si pensi che il signor Felletti nel doppio fine di congiungere insieme la sua cortesia e il desiderio di lasciarci un ricordo di Comacchio, preparò tutte le portate con pesci di ogni famiglia e cottura, si comprenderà agevolmente in quale stato ci trovavamo all’ora di montare in sella. Erano le sette quando stringemmo per l’ultima volta la larga mano del signor Felletti.

Da Comacchio per Ostellato, giungemmo, attraverso la laguna di Mezzano, a Portomaggiore, capitale degli scioperi agrari del Ferrarese; le mura erano tappezzate di manifesti, tanto contro l’a n o f è l e   c l a v i g e r o   come contro la   s q u a q u e r e l a   — neologismo creato dai lavoratori della terra per designare, in modo molto spregiativo, i lavoratori dello sfruttamento umano.


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Quando dei ciclisti arrivano a tarda ora in un paese, si recano all’albergo e pregano un «lavoratore della mensa» affinchè prepari la cena. Ma quella sera noi fummo costretti a