Pagina:La lanterna di Diogene.djvu/234


— 226 —

to sporco: io, che ho la pelle pulita, consumo pochissima acqua!

Cenando, fu ventilato il progetto di visitare Pomposa: la famosa abbazia.

— Quanto tempo ci vuole, dunque, per andare a Pomposa?

Questa domanda fu rivolta al cameriere, il quale, nella sua qualità di comacchiese e di autentico garibaldino — come egli si dichiarò — offriva garanzia di onesta sincerità.

— Per terra, — rispose, — lungo il cordone sabbioso, il viaggio non è consigliabile. Dunque per laguna: tre ore andare e tre ore venire, con due uomini in b a t t a n a.

Fatto il computo del tempo, risultò che non sarebbe stata possibile la gita a Pomposa se non perdendo tutta la giornata con grande strapazzo e disordine.

Discutevamo di questo al caffè, dove ci eravamo recati dopo la cena, quando un piccolo signore che spiccava, sia perchè era il solo avventore, sia per il cranio che aveva rasato a macchina, sia per alcuni brillanti alle dita, interloquì dal suo tavolino dicendo:

— Se vogliono andare a Pomposa, penso io!

Il signore parlava con cortesia imperiosa, lasciando cadere le parole tra un buffo e l’altro del sigaro.

Doveva essere uno dei maggiorenti della città.