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— Ehi! professore, — disse quel ravennate all’Armuzzi, — che beva prima un bicchier di vino, lo vendono là (indicava un casamento basso e tetro dietro l’argine del Po), perchè nel bosco non si trova niente, e l’acqua è meglio non assaggiarla.
Il savio consiglio fu accolto: ma prima di narrare quale mirabile cosa avvenne mentre dividevamo in tre l’acerbo vino, voglio dire che cosa è il bosco.
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È chiamato bosco, ma non è bosco se non dove alle libere piante piacque di aggrupparsi in macchie dense e selvose. Esso è formato dal lido sabbioso, o cordone litoraneo, che — restringendosi alquanto di mano in mano che si procede verso il Po di Bevano — separa il mare dalle valli o lagune di Comacchio.
Il bosco è presso che deserto di popolazione. Esso — al tempo presente — non contiene malfattori, se non uno solo, cioè l’anofèle clavigero, il zanzarone della malaria — la cui terribile rinomanza, come del resto avviene per tutti i malfattori che vivono e battono la campagna, è esagerata. D’altra parte il feroce zanzarone non saprebbe in tutto il bosco chi assaltare, perchè in tutta la prima parte di quella landa non si incontra che una di quelle