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fatto meglio ad occuparsi della parrocchia, avrebbe fatto.... — concluse serio, serio.

Io fissavo fra la grata curiosamente: Un volume portava questa scritta in oro: «Dante Alighieri, Vita nova d’amore».

(Un profumo di gigli lontani, allora mi fece tremare il core, e chinai il capo).

— Bisognerebbe andare a trovar la chiave, — disse il prete, vedendomi così fermo tuttavia e immaginando il mio desiderio di esaminare quei libri.

— Per carità, non s’incomodi.

— Sì, sarà per un’altra volta.

— Vi sono libri di valore?

— Qualche stampa antica ci dev’essere, ma di argomento profano, — rispose. — Ma guarda qui! ma guarda qui, le maledette bestie! — e il prete col dito ossuto mi indicò, entro la grata, due piccole trappole dove erano alcuni topolini morti, ed uno ancor vivo che saltava.

— Muori di disperata morte! — gli gridò il prete. — Che non si possa salvar niente da queste bestie!

— Ne fan del guasto, i topi?

— Eh, altro che! un po’ per volta se li mangiano tutti questi poveri libri. Bisognerebbe aver tempo per pulirli ad uno ad uno, ma chi ha tempo?

Ci movemmo ancora.