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sto fiorellino vivo e vero, di questo arbusto gentile di Myricae. Ma prima non lo volevano per ferro vecchio. Oh, dopo che festa gli fecero! gli comperarono perfino una toilette di gran moda, in sullo stile antico del Cinquecento! Povere Myricae, figlie dei campi e care al Dio Pan, come si trovano però a disagio oggidì in quella acconciatura artificiosa, esse così naturali! Che vuoi? Convenne seguire la moda, figliuolo mio». Così mi parlò il Dio Pan.

— Non viene più a trovarvi, o Dio Pan, il buon poeta che cantò Myricae? — io chiesi.

«Poco, figliuolo, — rombavano le cicale in nome del Dio Pan, — poco e di rado. Che vuoi? La Fama offre oggidì grandi ricevimenti nel suo Grand Hôtel; ed egli non può esimersi più dall’intervenirvi. Ella inoltre lo affatica con molte commissioni, alle quali è fatica dir sempre di no. Credi, figliuolo, — rombavano le cicale forte forte sul mezzodì, — la fama degli uomini ha i suoi inconvenienti. Pensa: Giovanni Pascoli un tempo componeva in ghirlande questi odorosi fiori di Myricae affinchè confortassero le tombe del padre e della madre; e gli amici, leggendo, esclamassero, come esclamavano in fatti: «Quanto dolore!» Questo egli cercò; non d’acquistare fama. Ma il pubblico che dà il danaro per co-