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Or ecco come entrai nel cimitero: un lungo viale campestre si partiva dalla via maestra ed io voltavo per quello, quando mi avvenne di oltrepassare una donna che procedeva lenta, e domandai:
— Buona donna, è aperto il camposanto?
— Ci ho le chiavi io, — mi rispose agitando un grosso mazzo di chiavi, — e vado proprio nel camposanto a far l’erba.
«Ecco una fortuna, — dissi fra me, — anzi troppa fortuna! Quando io busso alle porte degli uomini, le trovo solitamente chiuse; ma per questa ho trovato la portinaia e le chiavi su la strada medesima. Vero è che in questo caso un antico romano avrebbe fatto uno scongiuro!».
Giunsi al sagrato.
Due colonne di granito sostengono un frontone di greve architettura, mezzo in rovina; e sovrasta un portico cadente, tutto incrostato di lapidi. Sul frontone, in grandi lettere romane, era scritto: «Sancta et salutaris est cogitatio pro defunctis exorare». — Il salutatis lasciamolo là, — dissi mentalmente.
La mia venuta turbò molte schiere di lucertole, che su quelle lapidi, come su buona