Pagina:La lanterna di Diogene.djvu/150


— 142 —

comunale o governativo vi fabbrichi un regolamento d’igiene; che gli scienziati studino gli agenti patogeni delle malattie, quando la nostra vita sociale ci costringe a violare continuamente le leggi del vivere naturale? Qualche volta la natura è seccata: prende a caso qualche violatore e lo stronca; rompe o stroppia un’arteria, ed ecco di un dominatore fatto un automa balbettante; ecco un lambicco dell’organismo che non lavora più, e vi trovate di fronte ad un miserabile, come è il caso mio. Io non mi dolgo mica contro la natura! Essa è fin anche troppo longanime: mi duole che se la sia presa con me individualmente, mentre ci sono tanti altri più colpevoli di me.

— Sentite, — ripigliò poi rivolto all’uomo e alla donna e contemplando i volti dei bimbi, nutriti più di luce e di pura aria di mare che di cibo, — io non voglio farvi la carità: io vi voglio dare soltanto quello che io ho in avanzo e non mi serve a niente, mentre voi non mi potete dare quello di cui ho bisogno (l’uomo, la donna, io stesso ascoltavamo senza ben comprendere). Ecco a te, ecco a te, — e così via. (Levava di tasca alcune monete d’argento e le dava con noncuranza bizzarra ai bimbi, che timidamente, e prima guardavano il babbo e la mamma, osavano prendere, la moneta misteriosa).