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— E quando viene l’avemaria, — disse l’uomo, — ecco un’altra volta quel cane nello stomaco che comincia a urlare, che ha fame....
— Ma ringraziate il Signore che vi ha dato la salute, — dissi io.
— Ah, vorrei vedere che non ci fosse quella! — saltò su la Giovanna, e brandì il mestolo contro il Signore, che abita nel cielo.
L’uomo fece quietare la donna e disse rivolto a noi due:
— Tutto il male per noi sta qui: se c’è la colazione non c’è la cena; se sì rimedia un paio di scarpe, manca la camicia; si arriva a comprare un sacco di polenta e manca l’olio. Insomma, sempre manca qualche cosa. Io domando: per che cosa ci ha messo il Signore a questo mondo, noi altri poveri? Io non lo so. Non c’è abbondanza che di questi qui, — e indicò i figliuoli. — Ma che fatica farli.... (ed espresse con opposito verbo la operazione dell’alimentare).
— Quella donna in fondo è logica, — osservò il mio compagno. — Il Signore, o chi per lui, ha il dovere di dare a questa materia umana in istato grezzo, almeno la salute. Vivono come bestie; ma se ci pensa un poco, vivono più fisiologicamente di noi, quindi hanno una resistenza organica che noi non possediamo più. Che cosa vale, che un consiglio