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antico dio fluviale). Ognuno intingeva un cucchiaio di stagno nella broda, curando che fosse ben raso, ma i più piccoli, per l’ingordigia del mangiare, ne versavano metà in bocca e metà su l’unica veste, oramai grommata di mocci e di pappa.
Sul limitare della capanna, la Giovanna aveva posato uno di quei lattoni da petrolio e ne vaporava il fumo e l’acre odore della cipolla soffritta.
— Ecco quello che si mangia noi, guardate, — ella disse, e prendeva così con la mestola la broda, e la faceva lentamente ricadere schizzando: — bucce di pomidoro, patate che avanzano ai porci, strozzapreti fatti col rèmolo, fagioli e acqua di mare, per non consumare il sale! Anche quella, boia d’un mondo, non si può portar via! Bisogna rubarla, e sì che ce ne è del mare! Avete visto? E poi il prete dice che anche noi siamo cristiani.
— E il condimento?
— Sì! Bel condimento! con un soldo d’olio si dà la benedizione in croce per due volte. Ma oggi stia buono che l’è festa: m’hanno dato per carità delle cotiche rancide, e l’ha un odore! Non vede come è buona? Più ne butto (e scodellava intanto), più ne mangerebbero. Bisognerebbe farne un mastello, come si fa per il maiale.