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fortuna, può accadere una delle due: o i figli consumano e sciupano quello che il loro padre ha messo da parte, e allora gira la ruota e si comincia da capo; o i figli buttano bene e si diventa signori. Il signor Isidoro è anche più bravo del padre: ha fatto in fretta a mettere insieme le migliaia; il merito più grande però è del vecchio che ha saputo piantarsi coi primi scudi.

Io ho chiesto al mio interlocutore se il vecchio sapeva leggere il libro dell’«Immortalità dell’anima» di Platone.

— Nè leggere, nè scrivere, — rispose. — Anzi per ricordarsi faceva dei segni. Doveva riscuotere da un fabbro? disegnava una tenaglia; doveva trattare con un medico? disegnava una croce; e così via.

Il sensale proseguiva a parlare. Ma io ero assorto in ben altro: «Evidentemente, — pensavo, — per farsi una villa, non pare che sia necessaria la lettura dell’«Immortalità dell’anima» di Platone».