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bene all’impulso, che le case andavano indietro e la verdura della campagna veniva avanti. Addio, Madonnina del Duomo! Rimani — io non so se tuo buon grado o mal grado — su l’estremo pinnacolo a guardare questa città, che si fa sempre più rumorosa e più grande: troppo grande e superba per l’umile anima mia. Ero dunque padrone del moto, e ne gioii come di un’insperata fortuna.

Con prepotenti squilli mi diedi ad avvertire la gente del mio passaggio, e la gente mi guardava. Io non so se facevo strani gesti, ma certo so che col pensiero dicevo: «Andatelo a dire come si fa a guarire della nevrastenia!»

Quando, finalmente, l’incubo delle case disparve, disparve la gente densa, e vidi (oh meraviglia, come di oasi al navigante del deserto!) le alte siepi di acacie coi bianchi grappoli odorosi, e sentii le acque mormoranti per il verde piano lombardo, una freschezza forte e giovane mi alitò nel cuore. E mi rifiorì nella memoria il ricordo della gioia che inebriava i miei quindici anni quando pur di luglio, nelle vacanze, lasciavo quel regio domicilio coatto che fu per me il collegio.

La differenza tra allora ed ora tutt’al più questa, che allora il mondo materiale prendeva stupende proporzioni eroiche; i malfattori abitavano quasi tutti in carcere; e mi pa-