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nella quale fosse raccomandata la solerzia e la passione per i lavori agricoli.

Queste due qualità non sono in eccesso.

Ciò si potrebbe benevolmente spiegare come un’esagerata venerazione per la madre Terra (per quanto essa faccia capire che il colpo di vanga non è per lei un’ingiuria ma una carezza); oppure come una tacita deliberazione che è inutile aumentare il reddito del terreno a vantaggio del proprietario (mentre ad essi, lavoratori, basta quel tanto che la terra produce, senza molta fatica); oppure perchè consumando troppo tempo nel meditare sull’ingiustizia di dovere essi fare il contadino, questa meditazione induce a lavorare di mala voglia.

Certo — mentre queste cose avvengono — la terra si fa dura ed ispida; i buoi dimagrano; le gramigne ingrassano; il letame diventa meno letame, ma tutta la casa si muta in letame.

Ciò mi dispiace perchè io farei cambio tanto volentieri del mio appartamento a Milano con parecchie di quelle case coloniche; e poi perchè sono un entusiasta del lavoro della terra.

«Ah, non volete lavorare con passione, signori lavoratori della terra? Vi leggeremo le «Bucoliche» di Virgilio e «I Giorni e le Opere» di Esiodo, dove quell’antico vate dice al fratello: «lavora, stolto Perse!» Ma non è ri-