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se bellissime, ma prima commerciate in stracchini o granaglie.

«Insolentiia iudaeorum!» pensai fra me, e:

Ars severa, gaudium magnum!» — fu la mia risposta.

Ma l’aveva appena espressa, che mi sovvenni come il filosofo a cui è attribuita questa sentenza era figlio di una regina.

Atteggiò il labbro ad amarezza maggiore e:

— Tenetevi il «gaudium magnum», — disse, — ma non lamentatevi.

Che umiliazione ricevere di queste lezioni alla mia età! che rancura nell’accorgersi che la via è sbagliata quando il sole è già piegato al tramonto.

Oh, gli detti ragione, solamente obbiettai che non era cosa agevole per me cominciare il traffico degli stracchini.

— Più facile che non pensiate, — mi rispose seccamente.

Dal giorno che ebbi quel colloquio involontario col ricco ebreo, io mi ero filosoficamente adattato alla mia povera condizione; e avevo capita tutta la ragionevole antipatia del denaro per le mie tasche.

Ma non avrei mai supposto che mi aspettava l’estremo oltraggio di passare per signore, che mi sarei trovato nella sgradevole condizione che i poveri mi respingevano perchè mi sti-