Pagina:La guerra nelle montagne.djvu/63


— 59 —

che facciamo. Ecco gli uomini ed ecco i meccanismi che adoperiamo. Traetene le vostre conclusioni».

Nessuno sembra troppo affrettarsi, nessun è pressato oltre misura e la leggenda teutonica del «latino eccitabile» non apparisce affatto vera.

Invece trasparisce da ciascuno e da ogni cosa un sistema elastico e bene equilibrato, messo in pratica dalla più fervida devozione che, mentre con tanta prudenza, risparmia ed economizza fino ai minimi dettagli, con altrettanta larghezza di vedute sa bagnare col sangue di ventimila uomini una posizione che si deve conquistare. Eppure non è nè inumano, nè tirannico, sebbene non, pretenda di essere addirittura soprannaturale.

Agisce semplicemente come gli Italiani, o come il pugnale quando penetra pian piano, quasi insensibilmente, fino al manico.

Forse la temperanza naturale; forse la vita all’aria aperta del popolo, le sue rigide abitudini e la sua facilità di arrischiar la vita per questioni personali hanno fatto evolvere questo sistema; forse il suo istinto secolare all’ordinamento amministrativo si è ridestato sotto la spada. Ove si consideri tutta insieme la mole dell’opera loro, si è inclini alla prima di queste opinioni; alla seconda, se si osservino le facce di quei loro generali, quasi cesellate dalla guerra, che fanno ricordare l’impronta dei cammei dei loro antenati sotto l’aquila romana.

L’Italia inoltre ha — rispetto alle altre nazioni