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lenterosa che eseguisce ogni sorta di melodie; immaginate pure dei costoni di roccia, che ad ogni lato propagano il suono giù, per un migliaio di piedi, fino ai duri campi nevosi sottostanti; aggiungetevi gli echi rimbombanti per ogni crepaccio, per ogni cul-de-sac, per mezzo miglio di fronte di montagna; tutto ciò vi darà un tale risultato, vi assicuro, da far sembrare la musica di Wagner un sussurro al paragone.

Che quei ragazzi avessero destato l'Austria, non importava; essa era lì, proprio alla voltata; ma mi sembrava che tutta l'Italia dovesse udirli attraverso quelle correnti di aria leggera.

Strepitavano, nitrivano, ruggivano: le facce dei musicanti, dietro gli ottoni, erano solcate dalle risa e la montagna ripeteva fedelmente e più volte i loro insulti sonori. La Marcia della Compagnia non destò alcun applauso: immagino che il nemico l'avesse udita troppo di frequente. Allora cominciammo con gli inni nazionali. La Marsigliese non riportò che un succès-d'estime, attirando uno o due shrapnels negligenti; ma, quando la banda intuonò per essi e per tutto l'arco accusatore del ciclo la Brabançonne, il nemico manifestò la più viva commozione.

«Ve lo avevo detto che essi mancano di gusto» — disse un giovane dall'aspetto di fauno che stava sopra una mensola rocciosa. «Eppure ciò dimostra che quei porci posseggono una coscienza». Ma per quei ragazzi non era mai tempo di finir-