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che porta un carico di duecento libbre, al carro di cinque tonnellate fino alla stazione ferroviaria più vicina, questo è il modo con cui viaggia ogni oncia di peso, che viene e che va, su e giù da questo fronte di battaglia. Eccettuati però i grossi cannoni. Essi giungono ai loro posti assegnati, nello stesso modo con cui fu costruita Roma.

Questi mezzi di trasporto mi furono spiegati e rispiegati, con tutti i particolari di pesi, misure, distanze e medie assegnate a ciascuno dei soldati. Il loro sistema non è simile al nostro. Sembra mancar loro quella pletora di stampati e di mandati, e così pure i nostri palazzi pieni zeppi di impiegati vestiti in khaki, i quali firmano pezzi di carta in quadruplice esemplare.

«Ma, anche noi abbiamo stampati e carta a sufficienza — egli protestò — stampati a iosa! Li troverete però nelle città. Non allignano qui, fra la neve». «Ciò è veramente assai ragionevole», dissi; «ma quel che m’impressiona sopratutto è il lavoro immane che vi incombe, a causa dell’ambiente. Pare che ogni grande peso che passa per le vostre mani diventi un piccolo fardello, tirato su lungo i muri di una casa; e pure avete la vostra artiglieria pesante piazzata sul limite dei ghiacciai. È un fatto del tutto nuovo».

«È vero; ma tale è il nostro ambiente; e i nostri soldati vi si sono assuefatti. Essi sono abituati a trasportare carichi su e giù per il monte; sono avvezzi, fin dall’infanzia, a maneggiar roba, cinghie, arnesi, bestie, e pietre. Ecco perchè le cose vanno avanti».