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Eserciti e valanghe
«Ma se dovete costruire una strada, deve essere costruita a perfezione», diceva l’ufficiale.
«Lo ammetto; ma sono assolutamente necessaria queste opere formidabili?».
«Credetemi, noi non mettiamo a posto una pietra più del necessario. Adesso voi osservate le strade in primavera. Ma sulle montagne noi le costruiamo per l’inverno; e devono essere strade capaci di resistere a tutto».
Esse si avviticchiavano al versante del monte su archi pendenti fatti in calcestruzzo; erano rivestite e foderate, per trenta o quaranta piedi in giù, da opere di muratura a punta; protette in alto da scarpate, che spuntavano fuori dalla roccia stessa e ancor più in alto, ad un quarto di miglio, da muri ad ala, per dividere o far deviare le incerte frane di neve ed i ciottoli rotolanti dall’alto.
Queste strade erano attraversate da solidi ponti o da acquedotti in ogni punto ove le acque potessero radunarsi; o fiancheggiate da lunghi rivestimenti e da incanalature di pietra, incassate là dove il fianco della montagna, infradiciatesi, potrebbe scivolare a grandi masse a ventaglio, composte di macerie, che quando le nevi si sciolgono, scaraventano in basso valanghe di pietre ruzzolanti e acqua.