Pagina:La guerra dell'Italia.djvu/10


— 8 —

sua, ma essa entrava in casa nostra a mettere a sacco e a fuoco le nostre contrade. E sul mare era la stessa cosa. Era come se tu, sapendo di avere nemici capaci di tutto, fossi costretto a dormire con la porta aperta.

Lorenzo. — Eh, ho sentito dire la prepotenza dell’Austria anche da mio padre, buon’anima. Come si fa? A questo mondo ci vuole prudenza coi più forti!

Il medico. — Sì; ma fino a un certo punto. Se il più forte ti vuol proprio distruggere, viene il giorno che dai un calcio alla prudenza ed esci a difenderti con quello che hai: col fucile, con l’accetta, con la ròncola, con le unghie, coi denti.... È un pezzo che l’Italia cercava di stare in buona armonia con l’Austria; ma la sua buona volontà non serviva a niente. Pensa questo; che il capo di tutte le forze militari in Austria voleva persuadere il Governo austriaco ad approfittare della nostra disgrazia, quando era successo il terribile terremoto di Messina e di Reggio, per avventarsi contro di noi e con la guerra rovinarci completamente.

Lorenzo. — Brutta gente!