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[1274-77] | del vespro siciliano. | 83 |
anco in Italia dalla riputazione di Ridolfo, per avviluppato che costui si trovasse nelle guerre tedesche. E fu tanto, che nel settantaquattro, riscotendosi primi gli Astigiani dall’insopportabile giogo, Carlo avea perduto il Piemonte e Piacenza; e negli altri dominî dell’Italia di sopra ormai vacillava. Il prudente pontefice l’abbassava, senza venir con esso a manifesta discordia1.
Morto Gregorio nel corso di sì alto disegno l’anno milledugensettantasei, si rinfrancò l’Angioino; e pensando di qual momento gli fosse un papa a sua posta, ogni pessim’arte adoprò nelle elezioni de’ tre pontefici, ch’entro un anno fur visti regnare e morire. Ripigliò i preparamenti allora della guerra col Paleologo: ravvivò le pratiche in Acaia, ove mandò innanzi picciole forze, dai Greci agevolmente oppresse2: infine il titolo di re di Gerusalemme a’ tanti suoi aggiunse. Vano nome quest’era ormai, disputato da parecchi principi cristiani. Federigo II imperatore aveal preso in dote; passato era poi col dritto al reame di Sicilia ne’ figli di Manfredi; e altri pretendeanvi, e tra essi una Maria d’Antiochia, principessa tapina e raminga; dalla quale Carlo il comprò per vitalizio di quattromila lire tornesi sul contado d’Angiò, parendogli scala a nuove grandezze, e nuovo pretesto all’impresa di Grecia, perchè teneasi che quell’impero, nido d’eresiarchi e sleali, tagliasse la via ai luoghi santi, e che indi il re di Gerusalemme onestamente potesse assaltarlo3. Per tal
- ↑ Muratori, Gibbon, Raynald, loc. cit.
- ↑ Saba Malaspina, cont., p. 336 e 337.
- ↑
- Saba Malaspina, cont., pag. 336.
- Mss. della vittoria di Carlo I di Angiò, pubblicato in Duchesne, Hist. Franc. Script., tom. V, pag. 850.
- Joannes Iperius, Chron. monast. S. Bertini, in Martene e Durand, Thes. Anecd., tom. III, p. 754.
- D’Esclot, cap. 64.
- Raynald, Ann. ecc. 1272, §. 19, e 1277, §. 16.
- Giannone, Ist. civ., lib. 20, cap. 2.
Tra questi son da notarsi il diploma del 26 dicembre 1294, alla citata pag. 151, per pagamento di once 800 all’anno a questa Maria, _dicte quondam domicelle de Hierusalem_; e l’altro del 21 agosto 1292, dal quale si ricava, con un certo divario dall’attestato de’ cronisti, che il primo accordo con Carlo d’Angiò s’era fatto per 400 lire tornesi e 10,000 bizantini saraceni d’oro all’anno; che la corte di Napoli tardò i pagamenti; che Maria n’ebbe ricorso al papa; e che così si prese una via di mezzo a pagarla, con molto suo discapito.