Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
[1266-82] | del vespro siciliano. | 69 |
religione, i più santi legami violava quella insensata tirannide!
Nè d’un solo essa era; del principe era, de’ baroni, de’ seguaci, dei partigiani suoi tutti. Supplivansi i vizi a vicenda, chè non ne mancasse un solo a strazio de’ popoli: onde se tra que’ di Carlo non si noverava la libidine, l’ammendavano i suoi con usura; per un principe non licenzioso, dissoluti manigoldi a migliaia. Di seduzione, di violenza ogni mezzo è in lor mano. Le ospitalità forzate, l’esercizio e la riputazion del comando, e ’l vietar nozze o assentirle, e le perquisizioni, gl’imprigionamenti per casi di stato, per leve marittime, per debiti delle collette, per mille torte cagioni, e l’esser tra gli spolpati popoli sol essi ricchi, schiudon loro e case disoneste e case oneste; agli ingiuriosi amoreggiamenti dan via. Qui alle arti di seduzione la violenza è sviluppo; rapiscon qui senza maschera alcuna; insultan le donne al cospetto de’ mariti; non riguardano a candor di donzella, a castità di vedova; minacciano, o feriscono i parenti, o col braccio dell’autorità pubblica li allontanano: ridonsi de’ pianti; della virtù si fan gabbo; menano al paro le ingannate, le dubbiose, le riluttanti vittime; a quegli abbominevoli amori ritegno alcuno non è1.
- ↑
- Gio. Villani, lib. 7, cap. 57.
- Bart. de Neocastro, cap. 22.
- Nic. Speciale, lib. 1, cap. 2. ed 11.
- Anon. Chron. sic. loc. cit. pag. 154.
- Lettera di Clemente IV, a re Carlo, in Raynald, Ann. ecc. 1268, §.36. Francesco Pipino, in Muratori R. I. S., tom. VIII, lib. 3, cap. 10.
- D’Esclot, cap. 88.
- Rimostranza de’ Siciliani, citata di sopra.