[1266-82] |
del vespro siciliano. |
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re, servigio del barone; traggon giù i
padroni; sforzanli a remigare o a far da guida; e dan percosse in
mercede, e a lor agio s’accomodan essi1. Così senza prezzo la
vivanda tolgono in mercato, ch’è mestieri, dicono, al fisco; i vini
suggellan così, toccando al re, a’ suoi tutti la scelta, agli abbietti
proprietari il rifiuto: ma per danaro si mitigan poi2. In mille
così vilissimi aggravî, per le piazze, per le osterie, nel lezzo delle
taverne la cupidigia degli infimi famigliari si spazia, rivaleggiando
con quella dei potenti. Grandi ed infimi, che in tante bisogne della
uggiosa signoria svolazzavan per Sicilia tutta a stormi, s’intrudeano
nelle case de’ cittadini, abusando quel già gravoso dritto d’albergo.
Entrano a dritto o a torto; scaccian la famiglia; sciupan letti,
masserizie, vestimenta, quanto trovano; poi, se lor talenta, il portan
via, se no, il buttano in faccia agli ospiti, e vanno3. L’ingiuria
de’ servigi personali passò ogni costumanza, ogni limite della stessa
ingiuria sociale della feudalità, e venne all’eccesso del capriccio,
del più strano e brutale dispetto. Vidersi nobili e onorandi uomini
costretti vilmente a recar su le spalle vivande e vini alle mense
degli stranieri; vidersi nobili giovanetti tenuti in lor cucine a
girar lo spiedo come guatteri o schiavi4!
- ↑
- Saba Malaspina, cont. pag. 334.
- Capitoli del regno di Napoli, 10 giugno 1282.
- Epistola di Clemente IV, in Raynald, Ann. ecc. 1267, §. 4.
- ↑ Saba Malaspina, cont. pag. 334.
Capitoli del regno di Napoli, 10 giugno 1282.
- ↑
- Saba Malaspina, cont. pag. 333.
- D’Esclot, cap. 88.
- Anon. chron. sic. cap. 40, loc. cit. pag. 155.
- Capitoli del regno di Sicilia, cap. 19 e 20 di re Giacomo.
- Capitoli del regno di Napoli, pag. 20.
Veggasi ancora il diploma di re Carlo I, a 31 luglio 1276, per le materasse che gli officiali prendeano ai giudici del comune di Messina, in Gallo, Annali di Messina, tom. II, pag. 105.
- ↑ Nic. Speciale, lib. 1 cap. 11.