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del vespro siciliano. |
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chevolmente perchè nè comando nè supplizio mai die’ valore a ciò che non n’ha; onde a capo a quattro o cinque giorni cinquanta danari valean sei, passata la settimana calavano ad uno1. I sinistri effetti di tali alterazioni credea menomare, ma li aggravava il re, con un divieto all’uscita degli schietti metalli, e di tutt’altra moneta che la sua2. Taglia questa non era, nè balzello, ma pretta rapina
- ↑ Capitoli del regno di Sicilia, cap. 10 di re Giacomo.
- Capitoli del regno di Napoli, 10 giugno 1282, pag. 25.
- Saba Malaspina, cont. loc. cit., p. 332.
- Nic. Speciale, lib. 1, cap. 11.
- Bart. de Neocastro, cap. 12.
- D’Esclot, cap. 88.
- Diplomi del 18 e 25 maggio 1275, ai maestri della zecca di Messina, allegati dal sig. della Rovere nell’opera citata, cap. 4; ove si legge che nella nuova moneta di denari entravano 7 tarì e mezzo di argento in ogni libbra di lega; e sopra ciò si ragiona il guadagno dell’80 per 100, che risponde a’ detti del Neocastro e del D’Esclot; il primo de’ quali afferma che il valor edittale della nuova moneta montò a trenta volte sopra l’antico, non che sopra l’intrinseco; e il secondo attesta il rapidissimo calar di questa moneta dopo la distribuzione.
Moltissimi diplomi ci ha poi, su le sforzate distribuzioni della bassa moneta, nel r. archivio di Napoli; un de’ quali dato il 13 agosto sesta Ind. (1278) si trova nel registro segnato 1268, A, fog. 127. Un altro del 5 settembre sesta Ind. (1277) per la distribuzione di libbre 8,830 di moneta nuova, alla solita ragione di 3 libbre ad oncia di valore, talchè se ne doveano ricavare, continua il diploma, once 2,943. 11. 10, reg. 1268, O, fog. 3; e parecchi altri veggonsi notati nell’Elenco delle pergamene del r. archivio di Napoli per monsig. Scotto, tom. I, Napoli, 1824.
Una di queste pergamene contien la distribuzione alle città e terre della Sicilia di là del Salso (regione occidentale); e questa, perchè mostra particolari importanti, l’ho io trascritto dall’originale, e la pubblico qui, Docum. III.
Che Carlo I d’Angiò avesse la monetazione come un capo di entrata pubblica, si ricava da molti altri diplomi del r. archivio di Napoli; un dei quali indirizzato al vicario in Sicilia Adamo Morhier per la zecca di Messina il 13 marzo 1278, si trova nel registro segnato 1268, A, fog. 142.
- ↑ Elenco citato delle pergamene, ec., tom. I, p. 181 e 184, diplomi del 4 e 31 agosto 1279.