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[1266-82] | del vespro siciliano. | 45 |
mente, ma peggio, con cavillare in parole, e persister nei fatti. Perciò, lagnandosi invano papa Clemente, le comuni gravezze ei riscosse dai chierici, e da lor case; nè sazio a questo, ai beni ecclesiastici diè di piglio; i dritti dei porti di Cefalù, Patti, e Catania occupati dagli Svevi nella guerra con Roma, nella pace ei ritenne1. E non potè contendere che un legato, inquisitore, o esecutore (così intitolavasi) della Santa Sede nel reame di Sicilia sopra la restituzione de’ beni ad esuli, chierici, e chiese, il quale fu dapprima Rodolfo vescovo d’Albania, rendesse ragione d’autorità del papa; non seppe nè anco ricusare i rescritti che dessero virtù esecutiva a quelle sentenze; ma lascionne la più parte senza effetto, come avvenne per lo casal di Calatabiano, che Vassallo d’Amelina a nome del re prese violentemente alla chiesa di Messina, e per un altro casale e un podere della medesima, che il fisco tenea, nè per decisione del legato, nè per ammonizion dei papi, e in particolare di Gregorio X, si disserravano a renderli le avare mani di Carlo2. Gli Spedalieri, e i Templari che nei
- ↑ Saba Malaspina, lib. 6, cap. 2.
Per la chiesa di Cefalù Carlo ritenne i dritti del porto, a quella tolti dagli Svevi, come si legge in un diploma del 14 luglio 1266, tra’ Mss. della Bibl. com. di Palermo Q. q. G. 12, pubblicato dal Pirro, Sic. sacra, tom. II, pag. 806. Lo stesso ritraesi per Catania, da un diploma del 10 settembre 1266. Pirro, Sic. sacra, tom. I, pag. 535. - ↑ Diplomi de’ 24 marzo e 24 settembre 1267. Breve del 13 dicembre 1274. Nei Mss. della Bibl. com. di Palermo Q. q. H. 4, fog. 83, 85, 91.
Il diploma in cui fu resa esecutiva e trascritta la sentenza del legato sopra la restituzione di vari beni alle chiese di Messina, Catania, ec. si trova nel r. archivio di Napoli, registro di Carlo I, segnato 1268, O fog. 19, a t. e fog. 6, che per mal accurata legatura del volume è la continuazione del detto foglio 19. La data del diploma è del 9 agosto undecima Ind. (1268).
«de’ monti de’ Lombardi» e la prontezza della colonia lombarda di Corleone a seguir il tumulto palermitano. Ma Saba Malaspina in quel luogo narra largamente gli aggravi sofferti da’ Corleonesi al par d’ogni altro Siciliano, o peggio. E ciò mostra piuttosto quanto poco si godesse in quelle contrade la indipendenza che ci vede il Sismondi.