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di guerra e di strage, che la pietà avea a scherno, più crudele d’ogni crudeltà, dice Saba Malaspina, e di sangue ebbro, e tanto più sitibondo quanto più ne versasse. Costui valicò lo stretto con un drappello di Provenzali fortissimi, e di forti Siciliani l’accrebbe a vergogna nostra; abbattè senza ostacolo la parte di Corradino, cui speranza non restava alcuna. Ma in Agosta mille cittadini in sull’armi, con dugento cavalli toscani, fieramente difendeansi, aiutati dal sito inespugnabile; onde Guglielmo, postovi il campo, gran pezza indarno affaticossi: e a tanti doppi ne crescea quella sua natural ferità. Sfogolla alfine senza battaglia, perchè sei traditori, schiusa di notte una postierla della città, indifeso diergli in preda quel valente presidio: ed ei nè valore rispettò, nè innocenza, nè ragione d’uomini alcuna. Ivano i suoi per la città, contaminando ogni luogo con uccisioni, stupri, saccheggi; cercavano lor vittime per fin entro le cisterne e le fosse del grano. Ma dopo la prima strage, quando fu satollo il furor de’ soldati, non si spense nel crudo animo del ministro del re. Chiama al macello un manigoldo d’estrema forza: al quale adduconsi legati gli Agostani; e quegli li spaccia con un largo brando; e quand’è spossato gli si porgon colmi nappi di vino, che tracanna insieme col sudore e sangue di che gronda tutto; e con fresche forze ripiglia l’opera scellerata. Alzò sulla marina una catasta di capi e di tronchi; dove tra le misere vittime loro andavano a monte i sei figliuoli di Giuda, ben premiati così da Guglielmo. Non rimase persona viva in Agosta. Molti fuggendo al mare, sì precipitosamente accalcaronsi sopra un legnetto, che diè alla banda e si sommerse. Gavazzavano intanto i Francesi nella insanguinata città, che deserta e squallida fu poi per lunghissimi anni1. Nè queste immani stragi, nè questi immani tripudi ri-

  1. Saba Malaspina, lib. 4, cap. 17.