[1285] |
del vespro siciliano. |
335 |
quante reliquie se ne ritrovavano a Palamos e a San Filippo; ed ei difilandosi al golfo di Roses, bruciò e prese venticinque più navi; e ponendo a terra, stormeggiò il castello per impadronirsi delle molte vittuaglie serbatevi1. Raro esempio in quell’età di sostenersi da fanti ignudi lo scontro di grave cavalleria, intervenne allo sbarco di Roses. Perchè movendo da vicina terra contro le ciurme di Loria il conte di Saint-Pol con un grosso di cavalli, si circondano i nostri di fossi mascherati, e intorno intorno di gomene tese su’ piuoli, e con l’arme da gitto li aspettano. Piombarono a briglia sciolta i Francesi; e parte ne’ fossi precipitarono, parte respinti da’ ripari si scompigliaro: saltaron fuori i nostri e finirono lo sbaraglio. Il conte, abbattutoglisi il cavallo, fu ucciso; e troncagli una mano, che i nemici poi ricomperavano per settemila marchi d’argento. Rimbarcatosi l’ammiraglio, fece altre ricche prede su i mari; tagliò tutti sussidi di vittuaglie allo esercito2. E allor fu che andato a lui il conte di Foix, chiedendo tregua a nome di re Filippo, negolla Ruggiero superbamente. Disse che, pur accordata dal re d’Aragona, a Provenzali e Francesi ei non osserverebbe tregua giammai; e ripigliando il conte, non salisse in tanta superbia, perchè la Francia potrebbe metter in mare trecento galee: «Vengano, ei riprese, e trecento e duemila; con cento delle mie fidereimi tener tutti i mari; nè legno solcherebbeli senza salvocondotto di re Pietro, nè pesce v’alzerebbe la testa senza lo scudo delle armi regie d’Aragona3.»
- ↑ Montaner, cap. 136.
- ↑ Nic. Speciale, lib. 2, cap. 4. Bart. de Neocastro, cap. 95. La sconfitta de’ cavalli francesi a Roses è riferita anco dal Montaner, cap. 136.
- ↑ D’Esclot, cap. 166.