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304 la guerra [1284]


Le quali provvisioni e la saviezza e robusta man dei reggenti, massime d’Artois, sostennero il trono, o vacante, o dubbio tra un prigione e un fanciullo, con sudditi vogliosi di novità1, e nimico vicino, quantunque indebolito per sospetti in Sicilia, e in Aragona turbolenze civili e guerra straniera. Pertanto Corrado di Antiochia riassaltando gli Abruzzi, fu rincacciato2: nelle altre province non si voltarono a re Pietro che tre ville marittime Gallipoli, Cerchiaro, e San Lucido3.

Ma riparata appena la perdita di re Carlo, un’altra ne piombò sul governo di Napoli, non apposta come quella prima a cordoglio d’ambizione o fatiche di guerra. Allo scorcio di marzo, in Perugia, papa Martino, nimico fierissimo di Sicilia, morì, dicono alcuni, d’una scorpacciata d’anguille, che solea nudrir di latte e in vernaccia affogare: di che leggiadramente l’avea morso una satira del tempo4, intitolata Primo principio de’ mali, effigiando lui in manto e triregno, con una bandiera alla man destra, in segno delle attizzate guerre, e a sinistra un’anguilla ergentesi verso un augellino, che posato sulla mitra, reggendosi con le sparse ali s’inchinava a beccarla5. Altri scrive, ben altramente di Martino6. Ma i cardinali senza indugio,

  1. Nangis, loc. cit.; Francesco Pipino, loc. cit.
  2. Raynald, Ann. ecc., 1285, §. 9.
  3. Bart. de Neocastro, cap. 90.
  4. È attribuita a un abate Gioacchino. Francesco Pipino, loc. cit., lib. 4, cap. 20.
  5. Dal Torso fu, e purga per digiuno
    Le anguille di Bolsena e la vernaccia.
    - DANTE, Purgat., c. 24.-
    e ciò che nota in questo luogo Benvenuto da Imola.

    Francesco Pipino, lib. 4, cap. 21, in Muratori, R. I. S., tom. IX, pag. 726, il quale rapporta i due versacci:

    Gaudeant anguille quod mortuus est homo ille.
    Qui quasi morte reas excoriabat eas.

    Della morte di questo pontefice e non della cagione, dicono ancora Giovanni Villani, lib. 7, cap. 106. Ricobaldo, loc. cit., ec.

  6. Raynald, Ann. ecc., 1285, §. 12.