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del vespro siciliano. |
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danari, poich’ebbe esauste le altre fonti1, portato
dall’antico vizio, bandì una colletta generale, calandosi pure a
persuadere e pregar quasi i popoli. Bandiva ad essi, che se Dio fosse
ancor Dio, egli ch’avea domi i re e’ regni a un girar di ciglio,
espugnerebbe sì quest’isoletta di Sicilia; e avrebbel fatto
incontanente, aggiugnea, se non che sursegli improvviso nimico il
ribaldo Pier d’Aragona; onde fu mestieri altrimenti ordinar la guerra,
ingaggiarsi al duello, muover Francia contro il reame d’Aragona; e
tornato in Italia, la sola carestia gli avea tolto di mettere sotto il
giogo i Siciliani. «La mia causa, sclamava, è vostra; domi i ribelli,
avran fine i travagli; pace e giustizia faran fiorire il reame.» Ma
perchè a quello sforzo bisognava moneta, chiedea quest’anno a tutti i
comuni la colletta usata, e undici per cento di più a chiunque non
tenesse a molestia di sovvenire alquanto più largamente il suo re2.
Così, tentennando tra bisogno di danaro e necessaria temperanza,
comandava si riscuotesse la colletta anzi tempo; e insieme
- ↑
- Diploma dato di Brindisi a 5 settembre tredicesima Ind. (1284). È una circolare ai giustizieri perchè prendan moneta per ogni verso, e subito la mandino al re, pei suoi ardua et immensa negotia. Nel r. archivio di Napoli, reg. seg. 1283, A, fog. 6.
- Diploma dato di Brindisi il 15 settembre tredicesima Ind. È la scritta del ricevuto di once 1,400 da mercatanti di Pistoia, la più parte in fiorin d’oro alla ragione di 5 per oncia, per conto dell’imprestito di once 28,890, fatto a Carlo principe di Salerno dalla santa sede, sulle decime ecclesiastiche destinate all’impresa di Terrasanta. Ibid., fog. 162.
- Veggasi anche un altro diploma dato di Brindisi a 10 novembre tredicesima Ind. È una lettera circolare con disperata chiesta di danari, pe’ tanti bisogni, e massime per la riparazione della flotta che nella vegnente primavera, con l’aiuto di Dio, passerebbe sopra i ribelli di Sicilia. Ibid., fog, 8.
- ↑ Docum. XXIII.